Dall'inizio alla fine del comprensorio più fugace della storia:
Il 28 Novembre 1969 La Stampa di Torino per annunciare la nascita del nuovo comprensorio titolava così l'articolo sulla nuova creazione ed attrattiva turistica invernale, la "Bondone" di Torino. Vedremo nelle descizioni sottostanti che la storia non è stata sicuramente importante e lunga quanto quella della località trentina, anzi peggio di ogni miglior aspettativa.
Come detto il 1969 è l'anno zero per il comprensorio nato nel comune di Gravere in Val di Susa ad una manciata di km dal noto ed avviato "Pian del Frais" sito nel comune di Chiomonte. Con una diramazione della strada dal Pian del Frais è possibile raggiungere Pian Gelassa, località immersa in pascoli e pinete a 1.536 m.s.l.m.
La stazione sciistica apre agli sciatori nel Gennaio 1969 con due skilift ed una baita ristorante, nello stesso periodo è in piena costruzione il centro residenziale che si snoda lungo la via principale asfaltata e di collegamento fra i due settori futuri del comprensorio. I fabbricati sono principalmente baite e piccoli condomini su tre piani con alcune caratteristiche montane, almeno nel progetto. All'inzio del nuovo centro montano è nel pieno la costruzione della nuova telecabina ad ammorsamento semi-automatico a 2 posti della ditta Ceretti e Tanfani di Milano. Un impianto innovativo e di tutto rispetto per l'epoca, un vero vanto per la stazione. All'arrivo della telecabina è in costruzione un terzo skilift che da Punta Faliera m. 2150 salirà al Monte Pintas m. 2543.
La stagione ricca di neve fa ben sperare tanto da comportare anche ritardi nella costruzione dei rimanenti due impianti, giunti a fine Aprile 1969 quasi tutte le stazioni si avviano alla chiusura di stagione mentre Pian Gelassa fissa domenica 4 Maggio 1969 l'inaugurazione della telecabina.
L'inaugurazione per via di alcuni imprevisti slitta alla stagione 1969/1970, nel frattempo il comprensorio inizia a far parlare di se grazie alla vicinanza di soli 65 km dal centro di Torino la rende una meta ghiotta per gli appassionati dello sci. Il ristorante molto particolare con una forma ottagonale è posto nelle vicinanze del campetto adatto ai principianti ed al centro dell'area residenziale. I suoi 1.000 coperti assicurano il fabbisogno della stazione che punta veramente in alto. Sui quotidiani si parla di una nuova concezione dello sci e delle esigenze del turista alla ricerca di una stazione che comprenda non solo brevi piste o tracciati con pendenze medie ma vastità, dislivello e varietà nella difficoltà delle piste. Moderni impianti meccanici sono l'elemento vincente per molti comprensori in quel periodo di vero contagio per la passione della neve. Sciare è paragonabile ad un appuntamento domenicale con i parenti o un avvenimento che deve avvenire con cadenza fissa, è nato così lo sci "cittadino" a portata di mano.
I lavori proseguno durante l'estate per giungere a Dicembre 1969, l'entusiasmo e la voglia di ripartire appena possibile è sedato dalla mancanza di neve a fine Novembre - inizio Dicembre. L'offerta dei posti letto era ancora limitata e si aggirava sulle 50-60 unità ospitabili ma entro l'estate 1970 sarebbe stata completata una grande struttura alberghiera.
Ennesimo ritardo dovuto alla mancanza di alcuni documenti ed il collaudo della cabinovia si risolvono finalmente all'inizio del 1970.
Domenica 25 Gennaio 1970 gli impianti entrano in funzione a pieno regime, inclusa la sciovia in quota.
Nelle varie ricerche in rete pare, tra quest'ultima data e l'estate del 1970, calare il silenzio su Pian Gelassa con la sensazione che qualcosa non funzionava nel verso giusto.
La mattina del 22 Luglio 1970 sul La Stampa di Torino compare un articolo inequivocabile di cui si allega il titolo:
Il 28 Novembre 1969 La Stampa di Torino per annunciare la nascita del nuovo comprensorio titolava così l'articolo sulla nuova creazione ed attrattiva turistica invernale, la "Bondone" di Torino. Vedremo nelle descizioni sottostanti che la storia non è stata sicuramente importante e lunga quanto quella della località trentina, anzi peggio di ogni miglior aspettativa.
Come detto il 1969 è l'anno zero per il comprensorio nato nel comune di Gravere in Val di Susa ad una manciata di km dal noto ed avviato "Pian del Frais" sito nel comune di Chiomonte. Con una diramazione della strada dal Pian del Frais è possibile raggiungere Pian Gelassa, località immersa in pascoli e pinete a 1.536 m.s.l.m.
La stazione sciistica apre agli sciatori nel Gennaio 1969 con due skilift ed una baita ristorante, nello stesso periodo è in piena costruzione il centro residenziale che si snoda lungo la via principale asfaltata e di collegamento fra i due settori futuri del comprensorio. I fabbricati sono principalmente baite e piccoli condomini su tre piani con alcune caratteristiche montane, almeno nel progetto. All'inzio del nuovo centro montano è nel pieno la costruzione della nuova telecabina ad ammorsamento semi-automatico a 2 posti della ditta Ceretti e Tanfani di Milano. Un impianto innovativo e di tutto rispetto per l'epoca, un vero vanto per la stazione. All'arrivo della telecabina è in costruzione un terzo skilift che da Punta Faliera m. 2150 salirà al Monte Pintas m. 2543.
La stagione ricca di neve fa ben sperare tanto da comportare anche ritardi nella costruzione dei rimanenti due impianti, giunti a fine Aprile 1969 quasi tutte le stazioni si avviano alla chiusura di stagione mentre Pian Gelassa fissa domenica 4 Maggio 1969 l'inaugurazione della telecabina.
L'inaugurazione per via di alcuni imprevisti slitta alla stagione 1969/1970, nel frattempo il comprensorio inizia a far parlare di se grazie alla vicinanza di soli 65 km dal centro di Torino la rende una meta ghiotta per gli appassionati dello sci. Il ristorante molto particolare con una forma ottagonale è posto nelle vicinanze del campetto adatto ai principianti ed al centro dell'area residenziale. I suoi 1.000 coperti assicurano il fabbisogno della stazione che punta veramente in alto. Sui quotidiani si parla di una nuova concezione dello sci e delle esigenze del turista alla ricerca di una stazione che comprenda non solo brevi piste o tracciati con pendenze medie ma vastità, dislivello e varietà nella difficoltà delle piste. Moderni impianti meccanici sono l'elemento vincente per molti comprensori in quel periodo di vero contagio per la passione della neve. Sciare è paragonabile ad un appuntamento domenicale con i parenti o un avvenimento che deve avvenire con cadenza fissa, è nato così lo sci "cittadino" a portata di mano.
I lavori proseguno durante l'estate per giungere a Dicembre 1969, l'entusiasmo e la voglia di ripartire appena possibile è sedato dalla mancanza di neve a fine Novembre - inizio Dicembre. L'offerta dei posti letto era ancora limitata e si aggirava sulle 50-60 unità ospitabili ma entro l'estate 1970 sarebbe stata completata una grande struttura alberghiera.
Ennesimo ritardo dovuto alla mancanza di alcuni documenti ed il collaudo della cabinovia si risolvono finalmente all'inizio del 1970.
Domenica 25 Gennaio 1970 gli impianti entrano in funzione a pieno regime, inclusa la sciovia in quota.
Nelle varie ricerche in rete pare, tra quest'ultima data e l'estate del 1970, calare il silenzio su Pian Gelassa con la sensazione che qualcosa non funzionava nel verso giusto.
La mattina del 22 Luglio 1970 sul La Stampa di Torino compare un articolo inequivocabile di cui si allega il titolo:
Con questo articolo si apprende della dichiarazione di fallimento dell'impresa edile "Romolo Pomponio & C. S.a.s." cioè l'ideatrice e costruttrice della stazione sciistica. Inizia così un secondo capitolo di storia del comprensorio, un capitolo non ancora concluso tutt'ora. Travolta dal fallimento anche la società promotrice della stazione "Consorzio di Gravere" legata e fondata dalla stesso impresario.
Come per ogni fallimento si ricercano le cause, secondo la società sono da individuarsi eslusivamente sui famosi ritardi di consegna degli impianti da parte di alcuni fornitori oltre il meteo avverso e carente di neve nel momento di massima necessità. Di conseguenza iniziarono subito le complicazioni bancarie.
Il curatore fallimentare Dott. Giacomo Zunino in accordi con il Giudice Martinetto, capita la situazione difficile da risolvere in tempi brevi, concedono ad un privato l'uso di parte delle attrezzature sciistiche, del ristorante e la riapertura di una sciovia al pubblico esercizio.
Si predispongono le perizie e le dovute valutazioni immobiliari per la messa all'asta prevista per la fine del 1972, da una prima verifica (forse troppo ottimistica) la valutazione dell'intero comprensorio ammontava a 900 milioni di Lire. L'esercizio provvisorio della porzione di comprensorio data in uso al privato ammonta a 600 persone/ora trasportate dall'impianto e massimo 200 coperti del ristorante, cifre ben lontane dalle aspettative della società da poco fallita.
Lo stesso curatore fallimentare quantifica la possibilità di riprendere l'esercizio dell'intero comprensorio solo con un ulteriore investimento di 200 milioni di Lire, è così lanciato un grido di allarme alle autorità locali e regionali.
Passaggio di mano del comprensorio dalla società fallita alla creditrice famiglia Valle, viene messo mano ad un piano di protezione dalle valanghe con un importante investimento di denaro per le opere di contenimento.
Cala nuovamente un silenzio assordante sul comprensorio, si susseguono le stagioni e le poche speranze di ripresa ma la natura, parte fondamentale fin dall'inizio di questa storia, si ritaglia l'ultima parte di notorietà. Dopo le abbondanti nevicate dell'anno 1977 le valange distruggono quanto trovano sulla propria strada inclusi gli impianti, le piste e parte del famoso ristorante. La stazione sciistica è definitivamente compromessa ed abbandonata.
Nel 1993 l'Europro di Latina acquista il comprensorio per poco meno di 3 miliardi a cui segue un grande progetto di rilancio da realizzarsi il tutto entro il 1997, anche questa ipotesi sfuma nuovamente.
Nel 2000 Pian Gelassa torna a far parlare di se con questo breve articolo pubblicato su La Stampa:
Come per ogni fallimento si ricercano le cause, secondo la società sono da individuarsi eslusivamente sui famosi ritardi di consegna degli impianti da parte di alcuni fornitori oltre il meteo avverso e carente di neve nel momento di massima necessità. Di conseguenza iniziarono subito le complicazioni bancarie.
Il curatore fallimentare Dott. Giacomo Zunino in accordi con il Giudice Martinetto, capita la situazione difficile da risolvere in tempi brevi, concedono ad un privato l'uso di parte delle attrezzature sciistiche, del ristorante e la riapertura di una sciovia al pubblico esercizio.
Si predispongono le perizie e le dovute valutazioni immobiliari per la messa all'asta prevista per la fine del 1972, da una prima verifica (forse troppo ottimistica) la valutazione dell'intero comprensorio ammontava a 900 milioni di Lire. L'esercizio provvisorio della porzione di comprensorio data in uso al privato ammonta a 600 persone/ora trasportate dall'impianto e massimo 200 coperti del ristorante, cifre ben lontane dalle aspettative della società da poco fallita.
Lo stesso curatore fallimentare quantifica la possibilità di riprendere l'esercizio dell'intero comprensorio solo con un ulteriore investimento di 200 milioni di Lire, è così lanciato un grido di allarme alle autorità locali e regionali.
Passaggio di mano del comprensorio dalla società fallita alla creditrice famiglia Valle, viene messo mano ad un piano di protezione dalle valanghe con un importante investimento di denaro per le opere di contenimento.
Cala nuovamente un silenzio assordante sul comprensorio, si susseguono le stagioni e le poche speranze di ripresa ma la natura, parte fondamentale fin dall'inizio di questa storia, si ritaglia l'ultima parte di notorietà. Dopo le abbondanti nevicate dell'anno 1977 le valange distruggono quanto trovano sulla propria strada inclusi gli impianti, le piste e parte del famoso ristorante. La stazione sciistica è definitivamente compromessa ed abbandonata.
Nel 1993 l'Europro di Latina acquista il comprensorio per poco meno di 3 miliardi a cui segue un grande progetto di rilancio da realizzarsi il tutto entro il 1997, anche questa ipotesi sfuma nuovamente.
Nel 2000 Pian Gelassa torna a far parlare di se con questo breve articolo pubblicato su La Stampa:
Ritorna l'idea del collegamento con il Pian del Frais, ritorna forse un elemento troppo trascurato nel passato ma che poteva consentire qualche chance in più alla stazione stessa.
Dopo pochi anni a fine anni '2000, con un ampio dossier redatto da Pro Natura Torino che ne denunciava la situazione di degrado ambientale, si giunge alla demolizione di ciò che ne restava degli impianti sciistici e della famosa telecabina biposto praticamente fermata dopo poco meno di 4 mesi di esercizio.
Restano tutt'oggi i condomini/baite e parte del vecchio ristorante, oltre la strada di collegamento ormai in degrado.
Dopo pochi anni a fine anni '2000, con un ampio dossier redatto da Pro Natura Torino che ne denunciava la situazione di degrado ambientale, si giunge alla demolizione di ciò che ne restava degli impianti sciistici e della famosa telecabina biposto praticamente fermata dopo poco meno di 4 mesi di esercizio.
Restano tutt'oggi i condomini/baite e parte del vecchio ristorante, oltre la strada di collegamento ormai in degrado.
L'idea progettuale tutta rappresentata in una cartolina:
Ritrovare documenti o cartoline d'epoca in merito è un'impresa ardua ma questa racchiude meglio l'idea del progettisti, si può notare partendo da destra e quindi in direzione Pian del Frais la lunga telecabina per Punta Faliera, un ampio parcheggio in parte realizzato che poteva ospitare anche degli autobus, parallela alla cabinovia ritroviamo una sciovia in esercizio fra il 1969 e 1970 (impianto probabilmente costruito dalla ditta C.F.M. di Milano) a servizio di alcune piste con basso grado di difficoltà. A proseguimento della telecabina troviamo la sciovia per il Monte Pintas costruita dalla ditta Leitner di Vipiteno (BZ) travolta successivamente negli anni da numerose valanghe. I pendii in quota privi di piante erano molto più impegnativi per gli sciatori ma sicuramente appaganti come qualità e quantità di neve. Proseguendo lungo la strada asfaltata si incontrato i primi condomini in parte realizzati ma mai completati, dopo qualche centinaio di metri si giunge alla piazza centrale con a sinistra il ristorante "I tetti" della forma particolare con il caratteristico camino centrale al salone, l'edificio era posto su 3 piani di cui due completamente fuori terra. Di fronte al ristorante un piccolo negozio (probabilmente il noleggio sci) mentre nel prato sottostante il locale ritroviamo la sciovia baby in esercizio fin dal primo all'ultimo giorno di vita del comprensorio anche dopo il fallimento. A conclusione nel settore ovest del comprensorio alcuni magazzini e gli ultimi condomini/baite.
Questo quanto ho potuto ricostruire dopo molteplici ricerche in rete e che spero di poter arricchire in futuro con eventuali testimonianze di chi ci ha lavorato oppure di chi è a conoscenza di aneddoti o correzioni da apporre. Un grazie particolare a Marko Schuster e Filippo Deggiovanni per la concessione delle fotografie.
Questo quanto ho potuto ricostruire dopo molteplici ricerche in rete e che spero di poter arricchire in futuro con eventuali testimonianze di chi ci ha lavorato oppure di chi è a conoscenza di aneddoti o correzioni da apporre. Un grazie particolare a Marko Schuster e Filippo Deggiovanni per la concessione delle fotografie.
Link interessanti per approfondire con altra documentazione fotografica:
foto degli impianti in funzione
http://www.funivie.org/pagine/speciali/200x/mgd/mgd_pian_gelassa_ct/index.htm
il sito del mitico Starli, qui una sua personale raccolta di immagini scattate prima della demolizione degli impianti
http://ski.inmontanis.info/v/Italien/AlpenWest/PianGelassa/
foto del comprensorio allo stato attuale
https://www.facebook.com/salviamoilpiangelassa/?fref=ts
alcuni spunti di storia
http://valsusa.altervista.org/pian-gelassa-gravere/
la relazione di pro-natura per il censimento degli impianti abbandonati
http://torino.pro-natura.it/index.php?c=impiantidismessi#scheda4
foto degli impianti in funzione
http://www.funivie.org/pagine/speciali/200x/mgd/mgd_pian_gelassa_ct/index.htm
il sito del mitico Starli, qui una sua personale raccolta di immagini scattate prima della demolizione degli impianti
http://ski.inmontanis.info/v/Italien/AlpenWest/PianGelassa/
foto del comprensorio allo stato attuale
https://www.facebook.com/salviamoilpiangelassa/?fref=ts
alcuni spunti di storia
http://valsusa.altervista.org/pian-gelassa-gravere/
la relazione di pro-natura per il censimento degli impianti abbandonati
http://torino.pro-natura.it/index.php?c=impiantidismessi#scheda4